niente obiettivo, al suo posto solo il tappo corpo-macchina al centro del quale su una sottile lamina di ottone c'è un minuscolo foro di dimensioni sub-millimetriche, il foro stenopeico, talmente piccolo che la luce riflessa dal soggetto ripreso viene collimata senza passare attraverso lenti di un sistema ottico vero e proprio e proiettata sulla parete opposta della (foto)camera formando un'immagine rovesciata
è il principio della camera obscura, noto da tempi antichissimi e che a partire da Leonardo da Vinci i pittori dal Rinascimento in poi hanno usato come ausilio per riprodurre dal vero prospettive di edifici e pasesaggi
si può provare dal vivo l'emozione di trovarsi all'interno di una grande camera oscura e di osservare stando in piena oscurità la proiezione dell'immagine del mondo esterno in una sala del museo MAXXI di Roma, di cui ho scritto in precedente post
l'assenza dell'ottica e la ridottissima apertura di diaframma, f 180 nel mio caso, con i conseguenti tempi di esposizione prolungati, l' estesissima profondità di campo pur con la ridotta nitidezza, ma in compenso l'assenza di aberrazioni ottiche conferiscono alla fotografia stenopeica un'atmosfera, un sapore particolare
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