venerdì 28 settembre 2018

firenze in stile alinari

ho gia parlato qui della mia passione “senile” per la fotografia a foro stenopeico

per qualche giorno a  Firenze, anche là allora ho fatto qualche scatto con il tappo corpo - macchina della mia Leica M6 dotato del microscopio forellino
per l’atmosfera e la resa dei risultati ottenuti oltre che per la suggestione del luogo non ho potuto non pensare alle immagini storiche della famiglia Alinari

pionieri della Fotografia in Italia, i Fratelli Alinari di Firenze, attivi fin dal 1852, sono la più antica azienda tuttora operante nel mondo nel campo della fotografia

5 milioni di lastre e negativi custoditi nel loro immenso archivio, la storia italiana e di molte parti  del mondo è raccontata dalle loro immagini, da metà ‘800 ai giorni nostri, negli svariati campi della cultura, del costume, del paesaggio, del lavoro e della società

l’attività  editoriale di Casa Alinari sforna numerosi bellissimi volumi fotografici di grande pregio storico e documentale e il laboratorio fotografico è in grado di produrre tuttora con le antiche tecniche d’epoca oppure con le moderne tecnologie digitali fine art,  stampe e riproduzioni  delle antiche lastre e dei vecchi negativi, in vendita per gli amatori

presso la sede, che si trova proprio nell’omonimo Largo Alinari, vengono organizzate anche visite guidate, che permettono attraverso la visione degli antichi archivi, delle collezioni e dei moderni laboratori di ripercorrere una parte importante della ormai presto bi-centenaria  storia della Fotografia









martedì 18 settembre 2018

una vita da dottore

avevo 20 anni e avevo già  incontrato i  due grandi amori della mia vita:
la Medicina e la Fotografia

la mia futura attività di medico la immaginavo allora sotto un aspetto un po'  romantico e letterario, che  l'esperienza vera ha poi in fondo - in fondo confermato, seppure mitigato da una sana dose di pragmatismo, realismo e un poco di disinganno

il mio sguardo fotografico e  il mio gusto estetico erano già stati profondamente segnati dalla lezione di W. Eugene Smith e del suo country doctor, dal suo stile intriso di verismo sociale  - usate la verità come pregiudizio 

così, studente di Medicina imbevuto di begli ideali, quando un mio caro amico, più grande di me e giovane già affermato chirurgo, nonché esperto fotoamatore e mio mentore in entrambe le arti mi fece entrare in sala operatoria, naturalmente con la fotocamera appesa al camice, ho scattato con l'emozione e la partecipazione di un così grande coinvolgimento personale

adesso, dopo tanti anni di esperienza di vita, di fotografia e di medicina, anche se non di sala operatoria, questi vecchi negativi ritrovati,  anche se un po' graffiati, non mi sembrano poi così male e così immaturi e il sedimento del tempo trascorso li ha arricchiti oltre che di un valore affettivo anche di un significato  storico - documentale












sabato 8 settembre 2018

il suono degli archi

gli archi, il nucleo centrale,  il suono portante dell'orchestra, arricchiti certamente dalle altre famiglie di stumenti, ma senza di loro l'orchestra non esiste


sabato 1 settembre 2018

senza il summicron

ho tolto il Summicron alla mia Leica per tornare ai primordi della fotografia

niente obiettivo, al suo posto solo il tappo corpo-macchina al centro del quale su una sottile lamina di ottone c'è un minuscolo foro di dimensioni sub-millimetriche, il foro stenopeico, talmente piccolo che la luce riflessa dal soggetto ripreso viene collimata senza passare attraverso lenti di un sistema ottico vero e proprio e proiettata sulla parete opposta della (foto)camera formando un'immagine rovesciata

è il principio della camera obscuranoto da tempi antichissimi e che a partire da Leonardo da Vinci i pittori dal Rinascimento in poi hanno usato come ausilio per riprodurre dal vero prospettive di edifici e pasesaggi

si può provare dal vivo l'emozione di trovarsi all'interno di una grande camera oscura e di osservare stando in piena oscurità la proiezione dell'immagine del mondo esterno in una sala del museo MAXXI di Roma,   di cui ho scritto in precedente post

l'assenza dell'ottica e la ridottissima apertura di diaframma, f 180 nel mio caso, con i conseguenti tempi di esposizione prolungati, l' estesissima profondità di campo pur con la ridotta nitidezza, ma in compenso l'assenza di aberrazioni ottiche conferiscono  alla fotografia stenopeica un'atmosfera, un sapore particolare