un ricovero in ospedale per un intervento chirurgico imprevisto
andato bene per fortuna
anche se con qualche sequela fastidiosa
per me che in ospedale da una vita vivo e lavoro é stato come dover stare dall'altra parte della barricata
esperienza gravosa ma utile
per migliorare comportamenti e atteggiamenti nei confronti dei malati, meglio capire certi bisogni, anche semplici ed elementari
ho trovato persone molto brave e motivate
certo, come medico, sono stato per forza di cose l' oggetto di un occhio di riguardo
ma ho visto un approccio affettuoso ed educato nei confronti di tutti i malati, molta gentilezza, attenzione e disponibilità, oltre a ottime capacità tecnico-professionali
per il resto ho sperimentato anch'io come tutti quel tanto di quell' ansiosa inquietudine in attesa dell' intervento, l' emozione del trasporto disteso sul lettino fino alla sala operatoria, inquadrando da quella prospettiva fotografica particolare dal sotto all' insù, come in un film, i lunghi corridoi fuggenti via veloci, le luci abbaglianti della sala, gli sguardi sorridenti e tranquillizzanti degli operatori seminascosti sotto le mascherine, incombenti su di me dall' alto
un'esperienza anche visuale, dunque
poi il nulla dell' anestesia - pensa a qualcosa di bello mentre ti addormentano - mi avevano consigliato
e io ho pensato al mare e alle rocce della Sardegna, che avevo da poco lasciato, ai bei prati verdi e fioriti e alle vette dell' amata Carnia, ai musetti dei miei gatti e ai visi dolci delle persone amate
e il risveglio é stato dolce, aiutato da un nirvana morfinico per alleviare il dolore
poi le lunghe giornate in corsia, scandite temporalmente dagli orari della ritualità ospedaliera :
la somministratzione dei farmaci, i prelievi, la visita medica , la distribuzione dei pasti, le pulizie dei pavimenti che ti confinano a letto, l'orario di visita dei parenti
curiosare dalla finestra sul cortile ciò che avviene nel retro dell' ospedale
una routine quasi piacevole e che dá sicurezza.
nella Montagna Incantata di Thomas Mann ("Magica" - nella nuova recente traduzione) si legge di questo rassicurante e ambiguo senso di protezione, della condizione di malattia come alibi per restar fuori dal vortice della vita reale e dalle sue responsabilità, almeno per qualche tempo, il proprio destino affidato alle mani di altri
Hans Castrop, il protagonista,, dopo la guarigione di cui non desidera convincersi, sarà destinato infatti alla morte sui campi di battaglia della Grande Guerra, rimpiangendo certamente quella fine più lenta, dolce, serena e assistita, che la tisi gli avrebbe procurato nel mondano sanatorio svizzero
ma io invece non vedevo l'ora di tornare a casa, alla vita normale e al lavoro di tutti i giorni
nell' attesa mi sono sempre tenuto in esercizio non smettendo mai di fotografare, nemmeno durante il ricovero
i personaggi, i vicini di stanza compagni di malattia, come l' uomo immobile a letto o quello che non riesce più ad articolare la parola e comunica aiutandosi con dei bigliettini, il lavoro degli infermieri e degli aiutanti, Ester, Luigi, Gertrude, Roberto, Famin e Federico per citarne solo alcuni
momenti e persone che meritano di essere ricordati e testimoniati
con la fotografia
viva la fotografia !
che come dice il titolo del mio blog , aiuta a vivere, aiuta a essere
iPhone/Hipstamatic
Bentornato! :)
RispondiEliminaMi piace molto la tua reportage dal ospedale, di questi dieci giorni. Mi piace anche quello che hai raccontato di questi dieci giorni.
Ti auguro di ricoverarsi piu presto e di tornare ad uscire anche per fotografare. La fotografia aiuta veramente!
ciao
Caro Marco,
RispondiEliminaparole e immagini mi hanno dato la misura della fortuna di essere tua amica (se ce ne fosse stato bisogno), di quanto la vita vada presa con coraggio e del fatto che esistano tante brave persone al mondo.
Qua rischio poi di essere sentimentale, comunque vale la pena, in certi casi, molti magari anche, di arrabbiarsi e reagire, ma si deve anche e soprattutto, cogliere il lato interessante delle esperienze (se si possono, per fortuna risolvere bene!).
La mia foto preferita: piedi, libro e apparecchio. Però sono tutte belle. Davvero viva la fotografia (e la parola, e la musica, e....)
Tantissimi baci e a presto.
Susi
grazie Susi !
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