si inaugura oggi a Brescia, capitale italiana della cultura 2023 insieme alla città di Bergamo, la mostra fotografica OLTRE IL TEMPO, una collettiva a cui partecipo insieme ai due bravi amici Sergio Preani e Stefano Ferremi, accomunati tutti e tre dal persistente (in epoca digitale) amore e utilizzo della pellicola e della camera oscura analogica
sede dell' esposizione è il magnifico chiostro dell' ex convento dei minoriti di San Francesco, con la sua omonima chiesa adiacente, magnifici gioielli medievali in pieno centro cittadino
qualche parola per presentare le fotografie esposte
IL VINILE E LA PELLICOLA
Ricordo quando verso la metà degli anni ‘80 dello scorso secolo arrivò la nuova tecnologia del compact disc.
Tutti ci innamorammo del nuovo suono digitale, del suo nitore e pulizia e della piccolezza dei CD, quei nuovi supporti fisici nei quali per la prima volta si realizzava il miracolo di far stare in un unico dischetto l’intera monumentale Nona Sinfonia di Beethoven.
Ci disfacemmo allora dei vecchi giradischi e sostituimmo i vecchi ingombranti e fruscianti vinili con i nuovi apparecchi e supporti: cambiò anche l’arredamento nelle nostre case, l’angolo e gli scaffali dedicati alla Musica modificati nelle dimensioni e rimessi a nuovo.
Vent’anni dopo, nel nuovo millennio, un fenomeno simile è avvenuto nel mondo della Fotografia.
La rivoluzione digitale ha mutato il mondo dell’immagine in modo ancor più radicale rispetto alla Musica, ha messo nelle mani davvero di tutti gli strumenti non solo per scattare ma anche per produrre le fotografie, senza più alcun intermediario, produttori di pellicole o laboratori che fossero, arrivando fino ai giorni nostri in cui dal cellulare (o - per i più sofisticati - dalla fotocamera digitale) allo schermo siamo noi i totali e soli padroni e controllori del processo di produzione dell’immagine finale. Una rivoluzione non solo tecnologica ma anche sociale e di massa della Fotografia.
Tuttavia accanto al fiume in piena delle novità travolgenti è rimasta ed è rinata come un corso d’acqua sotterraneo e discreto una corrente che ha rivalutato alcune caratteristiche dei procedimenti del passato.
La perfezione numerica del suono del CD, libero da ogni fruscio e interferenza meccanica, non ha per alcuni orecchi più raffinati la stessa pienezza e ricchezza di sfumature del vecchio vinile; allo stesso modo l’immagine generata dai megapixel con la loro scala di luminosità da 0 a 255 non ha la finezza, la matericità, l’estensione di gamma della scala di grigi dei sali d’argento della pellicola. La “camera chiara” dei programmi di foto-ritocco non produce la stessa sensazione di fisicità materiale di un negativo sulla pellicola o di una stampa in bianconero uscita ancora umida dalla camera oscura.
Siano dunque benvenute le nuove e utilissime tecnologie digitali di massa, ma c’è ancora sempre spazio per una nicchia di appassionati che amino sfumature diverse, tempi più lunghi e meditati, processi artistici alternativi, il piacere artigiano del fare, di produrre le immagini con le proprie mani.
Questo paragone tra il vinile e la pellicola mi è venuto spontaneo ripensando alla mia attività di fotografo della Musica, utilizzando il digitale per i risultati più immediati e rapidamente disponibili e diffusibili, ma riscoprendo e rivalutando il piacere della pellicola, dei sui grigi e della sua grana materica nei miei lavori sperimentali e nella mia ricerca espressiva.
In questa serie di immagini ho cercato senza post - produzione alcuna di creare la sensazione visiva della propagazione delle onde sonore nello spazio.
Tutte cose che si possono fare oggi anche con apparecchi digitali, ovviamente e addirittura partendo da una fotografia normale ed elaborandola successivamente al computer.
Ma io preferisco, in mano una vecchia fotocamera caricata con un rullino in bianconero, così come i musicisti che trasformano le vibrazioni fisiche di strumenti materiali in sublimi emozioni sensoriali acustiche, tentare anch’io la mia sfida: pensando che i grigi e i neri dell’argento metallico della pellicola possano evocare la ricchezza di sfumature sonore e timbriche degli strumenti, cercare di produrre una mia sorta di “sublimazione”, trasformare luci, ombre e sali d’argento in emozioni visive.
Non faccio parte della nicchia di appassionati né della musica né della fotografia perchè non ho una preparazione sufficiente, però in queste immagini, che andrò a vedere sicuramente dal vivo, sento la perfezione dell'imperfezione.
RispondiEliminaCommuove la ricerca del bello nella sua umana autenticità.
Susi
Bellissimo ossimoro, Susi, che rende bene la magìa dell'arte, di qualsiasi arte, fatta per suscitare le emozioni umane. La visita dal vivo alla mostra te la consiglio più che per le foto, anche quelle dei mie due amici comunque molto belle, per il luogo espositivo, il magnifico chiostro di San Francesco.
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