martedì 22 aprile 2014

Cien años de soledad

un omaggio - parole e immagini - a Gabriel Garcìa Márquez

Muchos años después, frente al pelotón de fusilamiento, el coronel Aureliano Buendía había de recordar aquella tarde remota en que su padre lo llevó a conocer el hielo. 
Macando era entonces una aldea de veinte casas de barro y cañabrava construida a la orilla de un río de aguas diáfanas que se precipitaban por un lecho de piedras pulidas, blancas y enormes como huevos prehistóricos. El mundo era tan reciente, que muchas cosas carecían de nombre, y para mencionarlas había que señalarlas con el dedo. 

ho letto Cent' anni di solitudine  a vent'anni, ed è stato  quello  anziché un disco o una canzone,  l' evento culturale del mio tempo - era il periodo in cui ho conosciuto Nicoletta - quello  che nel ricordo associo a quegli anni della mia  giovinezza e del  nostro incontro

a me piaceva già molto leggere, ma non ero ancora quel  divoratore di letteratura che col tempo  sarei diventato
 
e  credo che il merito sia stato proprio di  quel  romanzo di Marquez, che mi aveva fatto   riscoprire e amare la  la letteratura,  meditare sul  quel  suo inesauribile potere di inventare o reinventare  sempre qualcosa di nuovo, nuovi stili, nuove storie, nuovi mondi, nuove epiche  e personaggi

il mondo di Marquez,  così fantastico e magico eppure così   legato alla realtà concreta e sanguigna  di quel continente latino-americano,  da me sempre vagheggiato come qualcosa di materno e di originario, di amato e un poco allo stesso tempo  temuto, conosciuto nel ricordo infantile ma non  nella realtà di adulto, mi aveva conquistato  in maniera totale.

ancora adesso a distanza di decenni dalla prima lettura e con alle spalle  un'esperienza di viaggio tra quegli immensi spazi della natura andina e della selva amazzonica, la rilettura dei Cent'anni mi ha subito di nuovo appassionato

emozionante  anche leggere e ascoltare dalla sua voce il discorso tenuto da Gabo  per l' assegnazione del Nobel nel 1982, la passione e l' orgoglio di essere il paladino, armato solo delle sue parole e delle sue incredibili storie, di quel sub continente in cerca di riscatto, da secoli oppresso da schiavitù,  colonialismo e  dittature















5 commenti:

  1. Caro Marco prima ho letto la tua bellissima dedica con attenzione e pure un po di curiosita, poi ho visto le foto. Mi hai commosso con questo post. Le fotografie sono tra le tue piu belle che ho mai visto, sopratutto la ultima, con la ragazzina. Complimenti davvero!!!

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  2. grazie Ksenija, le foto sono di un viaggio di tanti anni fa, solo in una piccola parte di quel grande Sud America dove sono nato e dove c'è sicuramente una parte di me, delle mie radici

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  3. Caro Marco,
    Ksenija ha proprio ragione, le fotografie sono memorabili. La dedica mi ha invece fatto desiderare di riprendere un romanzo letto davvero troppi anni fa, quando forse non ero in grado di capire abbastanza.
    Grazie e ancora grazie. Susi

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  4. bellissime come sempre le foto. il libro devo assolutamente rileggerlo.

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