domenica 29 gennaio 2012

maxxi

Il MAXXI - Museo nazionale delle Arti del XXI secolo è un museo d'  arte contempornea inaugurato a Roma nel 2010,  situato nel quartiere Flaminio, realizzato dall'architetta (sì, una donna) di origine iraniana  Zaha Hadid.

Il museo è stato pensato come un campus culturale, un luogo pluridisciplinare destinato alla sperimentazione e all’ innovazione nell' arte e nell' architettura.
Oltre a questo il museo è attorniato da uno spazio urbanisticamente integrato con l' ambiente cittadino circostante, per farne un luogo di ritrovo e di incontro vivibile e fruibile in un ambito di quartiere.

Nel MAXXI coesistono  due istituzioni museali, il MAXXI arte e il MAXXI architettura, dotate di  collezioni permanenti, che sono progressivamente arricchite  attraverso l’ acquisizione diretta di opere ed anche tramite progetti di committenza, concorsi tematici, premi rivolti alle giovani generazioni, donazioni, affidamenti.
 Queste  due sezioni ospitano anche esposizioni temporanee, che aggiungono dinamicità al progetto culturale.

Io ci sono stato per frequentare un corso di aggiornamento che si teneva nell' auditorium del museo, ma tra una sessione e l' altra ed evitando di essere troppo diligente nella frequenza,   ho trovato il tempo per fare una breve visita alle esposizioni.

Ho visto delle installazioni sotto forma di video, una sezione dedicata a progetti di architettura realizzati mediante materiali di riciclo, un' estemporanea dedicata all' arte indiana contemporanea (molto bella, intitolata Indian Highways), una parte dedicata all' artista Marisa Merz, autrice che sviluppando esperienze dell' Arte Povera si esprime  in equilibrio tra pittura e scultura, con l' utilizzo e la coesistenza di materiali vari, come  la tela dipinta, l' argilla, il legno ed altro ancora

Per me che non sono un esperto,  però la parte più bella e interesante della visita è stato il museo stesso, la sua architettura, il girovagare tra i suoi spazi suddivisi in cinque gallerie sviluppate su tanti  piani differenti, collegati da rampe e scalinate ed affacciati  con grandi vetrate sul quartiere romano circostante.

Ma per me "fotografo" il momento più  suggestivo è stato entrare -  all' ultimo piano - inoltrandomi progressivamente  nel buio più fitto, la mano guidata da un corrimano provvidenziale per non perdere la giusta traccia,   in uno spazio totalmente scuro, pareti e soffitto dipinti di nero: in alto, nella parete facente parte della facciata esterna del museo, solo una piccolissima apertura,  una sorta di foro stenopeico.
Volgendo la sguardo sulla parete opposta ecco apparire magicamente l' immagine rovesciata del quartiere che circonda il museo, le sue architetture e strutture urbane, con una suggestione visiva poi ulteriormente potenziata dalla seconda riflessione  dell' immagine - questa volta dunque diritta e non più rovesciata - sul pavimento dell' ambiente ricoperto da un velo d' acqua.

L' emozione dunque di trovarsi in  una  gigantesca "camera obscura", di ritrovare  la  vera origine embrionale della fotografia, la scoperta da cui tutto ha avuto iniizio:  qui in una mirabile fusione di architettura e urbanistica (l' interno,  l' esterno) con l' arte dell'immagine.

ecco una serie di venti immagini, esterno e interno alternati, realizzate con la funzionalissima piccola compatta di Fujifilm dall' aspetto retrò, da non farmi  rimpiangere troppo di non aver portato la Leica con me,   la X 10






















4 commenti:

  1. Molto bello questo reportage e mi ha ricordato un poco l'auditorium della musica, sempa a Roma, realizzato da Renzo Piano. Ci andai deversi anni fa ad ascoltare un concerto di Jarrett. Esperiena unica che rimarrà per sempre scolpita nella mia mente.

    Ciao - Rosario

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  2. Quello che hai raccontato con le parole e immagini e davvero interessante.Ci hai giudato, come nei film, fino a punto piu interessante, anche per me..la camera obscura. Mi hai fatto incuriosire e immaginare la scena che vorrei vedere anche io. Bella reportage. Complimenti!

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  3. Mi manca ancora una visita. Eppure capita di passarci così vicino

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