l'ultima turista a Milano, prima del
lockdown
ultimi giorni di febbraio,
la città ancora come sospesa, in attesa delle decisioni delle autorità, l'epidemia già esplosa nelle provincie vicine della Lombardia
increduli, ci si voleva far coraggio con lo slogan
#milanononsiferma
l'errore fatale di ogni epidemia, insomma: l'incredulità e la negazione dapprima, poi la graduale accettazione della dura realtà, ma con l' ìmmancabile ricerca del colpevole, dell' "untore", dei responsabili e del complotto.
Quello che in poche mirabili righe Manzoni racconta nel capitolo XXXI del suo romanzo:
In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l'idea s'ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste; vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci si è attaccata un'altra idea, l'idea del venefizio e del malefizio, la quale altera e confonde l'idea espressa dalla parola che non si può più mandare indietro.
Al momento dello scatto ci siamo scambiati uno sguardo, quasi un desiderio di scambiare anche due parole e di fare conoscenza, come per farci coraggio e illuderci che tutto potesse continuare come prima
spero che la graziosa turista abbia fatto in tempo a ritornare a casa sana e salva e sarebbe bello rincontrarla di nuovo, magari l'anno prossimo, mi piacerebbe rivederla ancora a visitare le bellezze della nostra città e poterglielo regalare per davvero questo ritratto, che ora mi devo limitare a dedicarle con simpatia