la fotografia digitale ha fatto passi da gigante e si è imposta e ormai consolidata come fenomeno di massa nell'ultimo decennio, dopo i primi passi e i graduali progressi tra dilettanti e fotografi professionisti a partire dai primi anni del secolo
anche per un appassionato di bianco e nero come me le nuove tecnologie offrono uno strumento molto comodo e versatile, con molti vantaggi pratici rispetto alla tradizionale tecnica analogica e non solo nella fase di ripresa, anche in quella di stampa
ho passato così molto del mio tempo fotografico degli ultimi anni a studiare, approfondire e impratichirmi nella stampa cosiddetta fine-art o giclée del bianco e nero, utilizzando stampanti fotografiche dedicate, carte pregiate e pigmenti speciali molto costosi e ho raggiunto risultati molto soddisfacenti, anche a giudizio di molti amici fotografi che li hanno apprezzati e richiesti anche per la stampa di loro immagini
tutto vero, ma c'è un ma
per me il bianco e nero tradizionale - pellicola, camera oscura, carta fotografica "ai sali d'argento" su supporto baritato - mantiene una bellezza e un "sapore" ineguagliati anche dal migliore dei procedimenti digitali e ciò in particolare quando si consideri una fotografia non come una semplice immagine da fruire su uno schermo di smartphone o di pc, ma come un oggetto reale e materico, come un’ immagine stampata da tenere tra le mani ed apprezzare sensorialmente, non solo con la vista, ma anche con il tatto e perfino l'olfatto
ecco allora la possibilità di un approccio ibrido alla questione:
oltre alla modalità largamente diffusa dell'immagine su pellicola in bianco e nero poi digitalizzata con scanner di qualità e fruita digitalmente in rete o stampata con procedimento inkjet, c'è anche il contrario, cioè la stampa in camera oscura analogica, su carta tradizionale ai sali d'argento dei file in bianco e nero digitali
per foto digitali a colori questo è possibile facilmente nei tanti piccoli mini-lab automatici che si trovano in supermercati e centri commerciali e coi quali collegando il telefonino o la schedina di memoria della macchina digitale si ottengono in pochi minuti brillanti stampe fotografiche come quelle che ritiravamo una volta nel negozio del fotografo, cioè prodotte con tecnica fotografica "vera", chimica e non a getto d'inchiostro
ma per le stampe in bianco e nero non è così
quelle macchinette infatti, ammesso di trovarne ancora, visto che stanno scomparendo data la sempre minor propensione a farsi stampare le fotografie, oggi diventate per lo più un prodotto solo di rapidissimo consumo visivo sui social, stampavano il bianco e nero solo su carta-colore
solo rari laboratori professionali sono in grado di offrire un servizio di qualità di stampa del file su carta fotografica "chimica" in bianco e nero.
tra questi c'è quello di Giulio Limongelli a Bologna con il suo misterioso e segreto "digingranditore" e pochi altri, che utilizzano costosissime apparecchiature come il De Vere (16.000 sterline!) o il Durst lambda a sistema di esposizione laser, tutte attrezzature certamente poco adatte per costi e dimensioni per un uso amatoriale
ecco allora che, stufo di ottenere delle buone stampe semplicemente standomene seduto al computer e pigiando il tasto di avvio della stampante. mi sono ingegnato e con vari tentativi ho sviluppato un mio metodo
mi diverte di più e preferisco la manualità della camera oscura con la sua luce rossa e il sottile odore dei chimici
ecco qualche esempio di mie foto digitali trasferite sulla buona, spessa e odorosa carta fotografica baritata di una volta